Sonia Netto Salomão è professoressa ordinaria di Lingua e traduzione portoghese e brasiliana alla Sapienza Università di Roma (Dipartimento di Studi Europei, Americani e Interculturali) e autrice di numerosi libri; l’ultimo, il saggio “Machado de Assis e il canone occidentale, poetica, contesto e fortuna”, ha ricevuto in Brasile il prestigioso “Jabuti” in Critica e Teoria letteraria, e, in Italia, il premio “The Alchemy of Poetry – Londra 2024” nella categoria della Saggistica. Il 21 marzo prossimo alle ore 11 ci sarà la presentazione del libro all’Ambasciata del Brasile a Roma.
Vissuto nel secondo Ottocento brasiliano, Machado de Assis è un autore rappresentativo della cultura carioca e ancora non è noto, come dovrebbe, in Italia, terra che amava ma che non ha mai conosciuto perché non si è mai allontanato da Rio de Janeiro. Registrando la quasi inesistenza di saggi critici che presentino l’opera di Machado de Assis al pubblico italiano, il volume – diviso in tre grandi sessioni – viene così a colmare una seria lacuna degli studi sull’autore.
1. Ci può parlare della sua opera recente, indicando gli intenti, le motivazioni, le aspettative, le sensazioni?
Machado de Assis è un autore centrale nella letteratura brasiliana e ha il valore di Dante in Italia. Può trarre in inganno il fatto che abbia scritto nell’Ottocento perché è moderno avant la lettre. La mia prima motivazione è stata quella di provare che Machado, da autodidatta, si è costruito una propria cultura personale, ricca e originale, in dialogo con i classici di tutti i tempi, anche se ha una sua linea propria. Sebbene totalmente tradotto in Italia, non ci sono saggi critici che considerino la sua opera globalmente e questo volume, insieme a un altro mio introduttivo all’autore, Machado de Assis, dal Morro do Livramento alla Città delle Lettere (Sette Città) ha l’intenzione di colmare questa lacuna.
2. Cosa l’ha spinta a scrivere? Com’è nata l’idea di scrivere questo saggio?
Il saggio è frutto di varie fasi e di diversi ambiti di studi in cui Machado era chiamato in causa. Lavorando con la traduzione, ho notato il suo rapporto con i classici di tutti i tempi, e come lui ironicamente gli adattava al gusto brasiliano. Fra l’altro, il tema della memoria e dell’analisi psicosociale che i suoi romanzi e racconti propongono sono di grande interesse oggigiorno, giacché lui affronta le questioni del patriarcato, il ruolo delle donne, la situazione degli schiavi e i cambiamenti che lo scientismo del momento proponeva.
3. Ci descriva il suo protagonista e ci dica anche qual è un pregio e un difetto di Machado de Assis.
Innanzitutto, Machado de Assis è un esempio clamoroso contro tutti gli stereotipi e i pregiudizi di colore, classe sociale e handicap fisico (soffriva di epilessia). Molto umile, ha avuto la fortuna di lavorare in una tipografia, ancora molto giovane, quando hanno notato che si distraeva dal lavoro perché si metteva a leggere i manoscritti che avrebbe dovuto stampare. Questa fedeltà alla lettura, agevolata da un’intelligenza rara, gli hanno permesso di criticare la società patriarcale e schiavista brasiliana con ironia e leggerezza, perché tecnicamente dominava la costruzione di un narratore non attendibile; in altre parole, era in grado di narrare una storia di superficie per il lettore di feuilleton e un’altra cifrata per un lettore critico. Non riesco a trovare un difetto in un esempio così compiuto di figura umana e intellettuale, che è oggi inserito come esempio di tecnica narrativa nella bibliografia di autori come Gérard Genette e Harold Bloom, fra i tanti.
4. Qual è il contesto storico, culturale e letterario del Brasile del secondo Ottocento?
A partire dalla seconda metà del XIX secolo tutte le questioni aperte dal trasferimento della famiglia reale portoghese a Rio de Janeiro, nel 1808, per fuggire dall’invasione napoleonica a Lisbona, dall’Indipendenza nel 1822 e dalla legge per l’abolizione della tratta nel 1850 arrivano a una sintesi complessa in cui tradizione e rottura si intersecano, alla ricerca di una definizione per la nuova nazione indipendente. Il motto mazziniano “Ogni nazione, uno Stato” evidenzia l’enfasi posta sull’identità a partire dal senso di comunità culturale – in cui anche l’unità linguistica ha il suo peso – nella costituzione di una nuova forma di nazionalismo in quella fine di secolo. Il processo brasiliano prolunga certe motivazioni romantiche per fare più tardi dei salti che preannunciano la modernità, in un proiettarsi di tendenze che costituiscono le linee principali della successiva storia culturale brasiliana: basti pensare a temi ricorrenti quali il nazionalismo, il razzismo e il multiculturalismo, oltre che alla relazione tra centro e periferia nei rapporti internazionali tra Stati. Pressioni esterne (industrialismo inglese e liberalismo borghese) e interne (rivolta degli schiavi nelle fazendas) fanno crollare istituzioni conservatrici che contribuiscono a bloccare il Paese, come il Senato Vitalizio e il Consiglio di Estato. La rapida urbanizzazione dei grandi centri, lo spostamento degli assi politici da nord a sud, l’introduzione della tecnica nella produzione culturale: tutto questo è il segno di un momento caratterizzato da trasformazioni rapide che non nascondono i forti contrasti né le inevitabili contraddizioni che il vento di rinnovamento porta. Machado è il raffinato osservatore ironico che illustra nella sua letteratura l’autoritarismo del patriarcato, l’astuzia delle donne – i personaggi femminili sono molteplici – nel sapersi destreggiare contro ogni forma di potere, e il darwinismo sociale, che descrive con vena geniale.
5. Nel suo libro mette in risalto l’importanza della lingua letteraria di Machado, oltre alla sua produzione editoriale.
L’Ottocento brasiliano fu segnato da un dinamismo simile a quello di altre lingue moderne nell’ambito dei cambiamenti sociali e tecnologici che caratterizzarono il periodo: basti pensare, rispettivamente, alle rivoluzioni liberali del 1848 e all’invenzione del telegrafo e del telefono. Tra gli eventi storici locali che influenzarono la sociolinguistica della lingua portoghese del Brasile si annoverano: il trasferimento della Famiglia Reale portoghese a Rio de Janeiro nel 1808, con l’immediata apertura dei porti alle nazioni amiche; l’indipendenza dal Portogallo nel 1822; la liberazione dalla schiavitù nel 1888; la proclamazione della Repubblica nel 1889. Nel XIX secolo, oltre alle evidenti differenze nella prosodia tra la variante europea e quella brasiliana del portoghese e all’uso lessicale particolare, le cui occorrenze venivano definite all’epoca “brasilianismi”, ci sono stati cambi a livello morfologico e sintattico, che Machado ha saputo sintetizzare. La sua lingua è multiforme e sincretica e si è progressivamente arricchita grazie al proficuo lavoro di lettura e di scrittura compiuto dall’autore nei diversi generi: dalla “crônica” giornalistica alla critica letteraria e teatrale, passando per i racconti, la drammaturgia, la poesia e il romanzo, senza dimenticare la traduzione, che Machado ha praticato non solo con lo spirito del divulgatore culturale, ma anche come esercizio e con metodo. Il portoghese brasiliano si è stabilizzato anche al contributo di tutti i livelli socioculturali e sociolinguistici che ha saputo rappresentare nella sua opera.
6. Numerosi sono gli spunti innovativi nel testo, per esempio l’originale metodo di indagine.
La complessità dell’opera machadiana, che dialoga con il lettore e con i classici, va oltre gli stili d’epoca e il genere, richiede la padronanza di una bibliografia antropologica, sociologica, filosofica e letteraria che dia il giusto valore all’innovazione della sua narrativa e della sua poesia. Nel testo viene dato particolare rilievo alla traduzione e, soprattutto, alla critica della traduzione: si delinea, quindi, un metodo di indagine adattabile ai più diversi autori, con riflessioni linguistiche, filologiche e di ermeneutica letteraria suggerite dalle scelte apparentemente innocue dei traduttori.
7. C’è un messaggio in particolare che vorrebbe arrivasse ai suoi lettori?
Vorrei invitare il pubblico in generale a leggere questo saggio come una guida, una road map per conoscere e apprezzare meglio il raffinato artigianato della narrativa machadiana, fra memoria, storia e finzione, quando lui interpreta e ricostruisce i suoi percorsi in palinsesto, dall’ironico rapporto con i classici alle storie locali, aneddotiche, dal gusto universale. C’è tutto il Brasile in Machado: il teatro, l’opera e il giornalismo, il rapporto con l’Italia, che amava. Lo scrittore è stato messo da Harold Bloom nella sua lista di autori canonici e geniali, moderno avant la lettre, scettico quanto allo scientismo alla moda, con una vena borgiana. È molto apprezzato nel mondo anglosassone, con studi di Susan Sontag (Critic at Large, “New Yorker”), Parul Sehgale (“The New York Times”), John Updike (“The New Yorker”), ma non solo, e, nell’universo ispano-americano, ha meritato saggi importanti, come quello di Carlos Fuentes (Machado de La Mancha).
8. Lei è direttrice della Cattedra “Antônio Vieira” dell’Istituto Camões/Sapienza e socia onoraria ed ex presidente dell’AISPEB (Associazione Italiana di Studi Portoghesi e Brasiliani). Si occupa dunque di lingua e letteratura portoghese e di culture lusofone a 360°, anche pubblicando libri e svolgendo attività di conferenziere. Cosa abbiamo omesso?
Adesso che sono appena andata in pensione, – anche se continuerò le mie attività nella Cattedra Vieira e in Fondazione Sapienza, oltre a un corso de specializzazione in Traduzione – tornerò alla mia attività di critica letteraria e dedicherò più tempo alle ricerche di tutta una vita, come la ricostruzione, il recupero e l’interpretazione della memoria artistico-letteraria portoghese e brasiliana attraverso la storia delle istituzioni e allo studio in chiave filologico-letteraria di testi dispersi in biblioteche e archivi.
9. Noto che purtroppo la presenza della lusitanistica nei giornali italiani è praticamente nulla. Lei cosa ne pensa?
Questa è un’altra lacuna da colmare perché la letteratura di lingua portoghese non è seconda a nessun’altra. La lingua portoghese, una delle più antiche in Europa, ha non solo con il Nobel Saramago e il conosciuto Pessoa una presenza degna di attenzione. La letteratura brasiliana con Machado de Assis, Guimarães Rosa, Clarice Lispector e tanti altri, insieme a una ricca ed effervescente produzione africana, merita più attenzione di una critica culturale assente e che avrebbe molto da guadagnare con il laboratorio multiculturale che è il Brasile, il Portogallo e l’Africa di lingua ufficiale portoghese.
10. Ha dei punti di riferimento, sia tra i gli autori classici che tra quelli contemporanei? C’è un nuovo libro o progetto a cui vuole accennare?
Fra i miei filoni di ricerca c’è la presenza di Dante in Portogallo e in Brasile e una Storia della Traduzione in Lingua Portoghese (sec XIV-XX) che coinvolge Portogallo e Brasile. Sono anche molto interessata ad autori italiani come Pirandello, Svevo e Calvino, e al dialogo di autori rappresentativi della cultura europea come Shakespeare, Cervantes e Montaigne. Nell’ambito più culturale, lavoro con la figura del missionario, teologo e letterato gesuita António Vieira, presente a Roma nel periodo di Cristina di Svezia, e con la tematica delle migrazioni che portano con sé la discussione di concetti fondamentali come quelli di identità, memoria e alterità. Sto finendo un altro lavoro su Machado de Assis, frutto delle mie conferenze e partecipazione in congressi.
11. Le domando a conclusione se c’è qualche cosa che non le ho chiesto e vorrebbe venisse fuori da questa intervista?
Ringrazio per le sue domande, molto attente al profilo del mio lavoro che è quello di una intellettuale impegnata accademicamente, ma partecipe ai cambiamenti sociali e culturali che attraversano questo inizio di secolo e che esige da tutti noi uno sforzo in più di concentrazione e di comunicazione. Dobbiamo saper parlare alla società, parallelamente alla necessaria specializzazione del nostro lavoro.