Dal 14 settembre 2024 al 26 gennaio 2025, Palazzo Reale di Milano ospita un’eccezionale retrospettiva dedicata al maestro norvegese Edvard Munch, un evento di rara rilevanza a quarant’anni dall’ultima esposizione a Milano. La mostra, curata da Gray Berman — esperta di fama mondiale nell’opera di Munch — è promossa dal Comune di Milano, con il supporto del Museo Munch di Oslo che ha concesso in prestito ben cento opere, permettendo così uno sguardo completo sul percorso umano e artistico del grande pittore. Dopo Milano, la mostra proseguirà a Roma, a Palazzo Bonaparte, dal 18 febbraio al 2 giugno 2025, continuando così il suo viaggio. Munch, definito dall’ambasciatore norvegese Johan Vibe “una figura leggendaria e un innovatore dell’arte europea”, visse e lavorò in un’epoca di grande fermento. Sul finire dell’Ottocento, mentre in Francia l’impressionismo e il post-impressionismo mutavano i canoni pittorici e a Vienna Klimt faceva sorgere la Secessione, a Berlino Munch portava scompiglio con le sue prime esposizioni. Emblema del simbolismo e del decadentismo, Munch ispirò la Secessione berlinese e fu precursore dell’espressionismo tedesco, trasmettendo un profondo senso del tragico, segnato dall’educazione puritana e dalle influenze letterarie scandinave.
L’ARTE DI MUNCH: OLTRE LE ETICHETTE
Difficile da categorizzare, l’arte di Munch continua a eludere precise etichette, attraversando Simbolismo, Espressionismo e ispirando movimenti futuri come il Futurismo e l’Espressionismo astratto. Domenico Piraina, direttore di Palazzo Reale, vede in lui “un profeta contemporaneo” dotato di una capacità introspettiva pionieristica. Secondo Iole Siena, presidente di Arthemisia, la forza di Munch risiede nel tradurre angoscia e malinconia in una bellezza vibrante e perturbante. Per Munch, la pittura fu una necessità, uno strumento per affrontare l’inquietudine e il dolore. La sua arte divenne una sorta di diario in cui imprimere le sofferenze vissute, le sue introspezioni e i ricordi rielaborati. Espresse tutto ciò non solo attraverso il pennello, ma anche in scritti e riflessioni che oggi risultano preziosi per chi vuole approfondire il suo mondo interiore.
NATURA E UMANITÀ IN SIMBIOSI
Per Munch, la natura era un’entità vivente capace di influenzare l’animo umano. Egli credeva che forze invisibili e potenti permeassero la terra, che il paesaggio stesso fosse dotato di volontà e potere comunicativo. Un pensiero che culmina nel celebre Grido, di cui una litografia è esposta in mostra: una figura disperata sullo sfondo di un cielo striato di rosso, dove ogni elemento sembra gridare insieme al protagonista. In questa potente immagine, Munch sintetizza il suo dolore, trasformando l’angoscia in linguaggio universale.
LA VITA E L’ARTE, INTRECCIO INSCINDIBILE
L’esposizione è suddivisa in sezioni che rivelano il legame inestricabile tra la vita di Munch e la sua arte. Nato in una famiglia segnata dalla perdita precoce della madre e di una sorella, Munch affrontò l’esistenza in una costante battaglia contro solitudine, malattie e traumi. L’amore fu per lui un altro luogo di tormento: una relazione tempestosa con l’attrice Tulla Larsen culminò in un incidente drammatico che segnò profondamente l’artista. Negli ultimi anni, Munch si ritirò vicino a Oslo, dove completò il Fregio della vita, una serie di opere che riflettono il suo vissuto in chiave esistenzialista. Un legame speciale si coglie anche con l’Italia, un paese che Munch visitò e ammirò profondamente. Durante i suoi viaggi, restò affascinato dai grandi maestri del Rinascimento, come Raffaello e Michelangelo, che influenzarono la sua ricerca di monumentalità e narrazione. Un aspetto, questo, finora poco esplorato ma ben illustrato nella mostra.
UNA VISITA IMPERDIBILE
La mostra su Munch a Palazzo Reale rappresenta un’occasione unica per scoprire un artista che seppe trasporre l’inquietudine esistenziale in immagini potenti e universali. Dai celebri autoritratti agli intensi paesaggi, dai temi della vita e della morte all’allucinata visione della natura, Munch emerge in tutta la sua attualità e complessità. Da non perdere!