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“Allegro ma non troppo” di Carlo M. Cipolla, grande storico ed economista italiano, noto per la sua straordinaria capacità di unire analisi economiche e sociali a considerazioni spiritose e brillanti, è un testo acuto e paradossale nel quale si fondono abilmente saggezza accademica, umorismo pungente e una profonda riflessione sulla natura umana. Il risultato è uno scritto leggero e mai superficiale, composto da due saggi nei quali il suo autore tratta di tematiche che vanno dall’economia alla storia, dalla politica alla sociologia, con sapiente ironia.

Nel primo saggio, intitolato Il ruolo delle spezie (e del pepe in particolare) nello sviluppo economico del Medioevo”, Cipolla realizza una sagace parodia del ruolo delle spezie nella società medievale. In particolare, si sofferma sul ruolo del pepe: considerato, all’epoca, un bene di lusso. L’autore racconta, con un linguaggio scorrevole, il ruolo centrale che gli aromi d’Oriente hanno avuto nell’apertura di nuove rotte commerciali, esercitando una grande influenza sull’economia globale e incidendo anche sui rapporti economici e sociali tra i vari popoli.

Nel secondo saggio, “Le leggi fondamentali della stupidità umana”, Cipolla riflette scherzosamente sul concetto di “stupidità”, offrendone una definizione specifica. Analizzando il comportamento degli individui attraverso esempi del loro agire quotidiano, l’autore enuncia una specie di “teoria” della stupidità, corredata da una serie di divertenti “dimostrazioni matematiche” delle sue considerazioni. Cipolla osserva, con sarcasmo, che la stupidità umana ha una forza pervasiva tale da incidere sulla vita sociale, politica ed economica di qualunque società, inducendo il lettore a riflettere sul proprio modo di agire.

Un testo dal tono scanzonato, dunque, ma profondo.
Temi allegri, appunto, ma non troppo. Sui quali vale la pena soffermarsi a pensare.