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Presentazione del Docufilm dell’Unione Montana Alta Valle Susa finanziato dal progetto interregalcotra AMB.ENIS del regista  FREDO VALLA

Con piacere, l’UMAVS e l’associazione Chambra d’Oc informano della prossima  presentazione del Docufilm; il comune di Exilles offrirà la proiezione del film Ambin La roccia e la piuma regia Fredo Valla, in sala consiliare a Exilles il sabato 17 febbraio alle ore 17.00.

La camera vola con l’occhio sulle montagne, ciò che vediamo, o crediamo di vedere, che si specchia nell’obbiettivo e si riflette nei nostri occhi è il massiccio d’AMBIN: un acrocoro, un deserto d’alta quota sul confine tra Italia e Francia. Quindici cime oltre i tremila metri di quota e quel poco ghiaccio che ha resistito al riscaldamento climatico. Montagna vasta l’Ambin: di confini aperti, di confini chiusi, di incontro e scontro di lingue. A esplorare questo immenso altopiano si rileva coscienza del nostro presente. Immagine riflessa nelle memorie del nostro passato. Si rivela ostacolo, montagna di inciampo e transito ai cammini degli uomini. Svettare di guglie tra le nuvole e il cielo. Rifugi, bivacchi e sentieri.

Conserva l’immagine di eserciti e di condottieri a cavallo e persino di elefanti, e passaggi di Santi, di artisti, di Papi. E giornate di sole, di vento, di neve, di tormente e valanghe, di colori bruciati, di sole, di acqua, di secchezza, di contrabbandieri, di cacciatori, di fuggitivi e migranti. Ma è davvero l’AMBIN? O la sua apparenza?

Giovedì 8 febbraio 2024 Dal critico Giorgio Placereani

Il massiccio dell’Ambin, “cuore bianco della Valle di Susa”, tra il Piemonte e la Francia, è protagonista dell’ultimo film di Fredo Valla, il bellissimo documentario Ambin – La roccia e la piuma, che si può vedere in rare fortunate occasioni di proiezione. A Udine è stato presentato al cinema Visionario venerdì 2 febbraio.
Fredo Valla è regista di eccellenti documentari (oltre che sceneggiatore: cito solo Il vento fa il suo giro e Lubo, entrambi di Giorgio Diritti) ma il suo documentarismo è diverso da quello tradizionale. All’istanza ordinatrice autoritaria della voce narrante, Valla preferisce sostituire una pluralità di voci, un mosaico. Il suo metodo è quello del collage di interventi/dichiarazioni, e ciò dà all’opera una particolarissima veridicità. Spesso la sua scelta è quella di ancorarsi a un personaggio che crea una continuità narrativa su cui s’innesta il discorso. Tutte queste voci danno l’impressione che l’oggetto di film “si costruisca da sé”.

Ambin la montagna appare per sé. E la cima (in questo caso i Denti) non è conquistata se non nel senso ludico del gruppo di highliners alla fine – il che non nega né l’elemento di inevitabile suspense che proviamo sempre davanti a simili spettacoli né l’aspetto incantato che li circonda (l’aurora). Nel loro camminare sul filo sopra l’abisso, o anche stendersi per gioco a fingere di dormire, vediamo realizzarsi quell’antitesi fra il pieno e il vuoto, il massiccio e il volatile, la roccia e la piuma, postulata dal (sotto)titolo.