Più che un libro è una finestra spalancata sul Mediterraneo, sui moli e le banchine, sulle sagome delle chiese e l’architettura delle case, sui fari delle coste e gli itinerari delle carte nautiche. Leggerlo equivale a sfogliare le pagine di un dizionario di gerghi, espressioni, idiomi. Nel suo Breviario mediterraneo Predrag Matvejević ricostruisce pazientemente la storia della parola Mediterraneo e ne rievoca gli infiniti significati che essa include, guidando il lettore alla scoperta della sua geografia, dei saperi concreti, della cultura dell’olivo e il diffondersi di una religione, le tracce permanenti della civiltà araba ed ebraica, le parlate che cambiano nel tempo e nello spazio. Matvejević era nato a Mostar in Erzegovina ( è morto nel 2017) da madre croata e padre russo, impegnato intellettuale, docente universitario a Zagabria, alla Sorbona di Parigi e alla Sapienza di Roma, raffinato e cosmopolita, in Breviario mediterraneo ha scritto pagine memorabili che ogni volta offrono spunti e suggeriscono nuove riflessioni. Claudio Magris, che ne curò la presentazione, lo definì un “trattato poetico- filosofico, romanzo post-moderno, portolano, diario di bordo”. Il libro, uscito per la prima volta nel 1987 e arricchitosi nel tempo, edizione dopo edizione, riassume storia, geografia, culture di questo mare e dei Paesi che lo circondano. Parla del Mediterraneo non come “un mare, ma un susseguirsi di mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà accatastate le une sulle altre”. Il testo è diviso in tre parti: Breviario, Carte e Glossario. Attraverso esse l’autore rievoca, scandagliando documenti e informazioni, le usanze, le caratteristiche di questi luoghi descrivendone il tempo atmosferico, le giornate con le albe e i crepuscoli e poi i mille e mille aspetti: dalla natura delle nuvole alle correnti e alla spuma marina, dalle onde ai venti che le originano, dalle isole, luoghi di raccoglimento e quiete, ai porti, ai moli e ai modi in cui le navi vi si accostano. Dalle pagine esce l’odore del mare, si percepiscono il moto e il suono di onde e risacche, si studiamo le rose dei venti, s’incontrano coralli e saline; e poi le ceramiche, gli ex voto, il vino e l’olio ,le preghiere della sera e i nomi delle strade e degli angiporti e i viaggi avventurosi delle parole e delle loro trasformazioni da un popolo all’altro nel tumulto delle civiltà. Il Mediterraneo di Predrag Matvejević è anche il mare delle tempeste dei conflitti, dei viaggi dei migranti in fuga da guerre e miseria, ma soprattutto il mare delle culture che si sono incontrate e si sono sovrapposte tra loro come un groviglio e una mescolanza di dialetti. Sarà pur vero che è chiuso come uno scrigno tra le sue coste ma forse è davvero “il mare più ricco e più libero del mondo”.