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Cesare Zacchetti, 53 anni, giavenese, è uno dei migliori motociclisti italiani, tra i quattro piloti torinesi conosciuti a livello internazionale. Cesare è stato uno dei protagonisti dell’edizione 2022 della Parigi-Dakar, gara da lui disputata nelle ultime quattro edizioni. Cesare infatti, dopo il debutto poco fortunato nel 2016, anche nel 2022 ha sfidato la sabbia e le dune dell’Arabia Saudita, assieme ad altri 1065 iscritti; il rally-raid più famoso e impegnativo del mondo è costellato di difficoltà ma ricco di fascino, che trasforma la sfida, in esperienza esaltante.  L’edizione 2022, per il terzo anno consecutivo, ha avuto come scenario il deserto saudita, che Cesare ha percorso per 8.000 chilometri, di cui 4.000 di prove speciali, portando a casa il lungo ed impegnativo Rally Raid, come sempre in Malle Moto (ora Original By Motul). “Un’esperienza bella, che ti porti dentro” ha sottolineato il pilota in un commento a caldo, appena conclusa la gara.

Lo raggiungo al telefono, tra mille impegni e nuovi progetti, e resto piacevolmente colpita dalla sua semplicità: il protagonista di un evento di interesse mondiale, che ringrazia per un’intervista, di quelle che ha fatto tante volte nella carriera.

M: <<Giaveno ha un altro motivo per diventare famosa a livello nazionale: un cittadino vincente!>>

C: <<Ma no Mara, sono il ragazzo di sempre, con molti sogni ancora e voglia di realizzarli>>

M: <<Sul ragazzo hai ragione e anche sui sogni, ma ormai sei uno dei veterani della Parigi-Dakar, come ti senti pensando alle tue partecipazioni future?>>

C: <<Se il mitico Franco Picco decide di smettere, divento io il più vecchio dei piloti italiani, ma deve sbrigarsi, perché sono competizioni logoranti e non so per quanto ancora potrò andare avanti! Comunque finché ci riesco continuerò, anche se a breve compirò 54 anni. Averne 20 in meno vorrebbe dire essere molto più in forma ma non li ho, quindi…. Adesso devo stare attento a non farmi male, altrimenti con i recuperi perderei molto tempo. Sono diventato un po’ più accorto>>

M: <<Immagino che tu non abbia affrontato la “gara delle gare” senza una precedente preparazione ed esperienza specifica; ho letto che il tuo esordio è avvenuto nel 2016>>.

C: <<Sì, ma era andata male e avevo pensato di lasciar perdere, visto che ero stato molto sfortunato. L’animo umano però è particolare, quando non riesci in qualcosa che volevi fortemente, la voglia di riuscirci resta come un tarlo e devi andare a finire quello che avevi iniziato. Così ci ho riprovato l’anno dopo e ancora altre due volte e ho fatto tutte le edizioni arabe. È bello, mi diverto, è una bella esperienza sportiva ed umana ed un modo per rimanere in forma. Quando hai un obiettivo così ambizioso ti alleni, cerchi di stare bene, sei concentrato>>

M: <<Ai lettori piacerebbe leggere il tuo racconto della gara>>

C: <<La Dakar è un’esperienza molto tosta! Per quindici giorni sei in una “centrifuga”, mediatica e organizzativa, fai quello che ti piace, cerchi di dare il massimo. Anche per me che sono un amatore, in quei giorni fai parte del circo internazionale, in cui il tuo solo pensiero è andare in moto. Nella vita normale devo farmi da mangiare, lavorare, fare benzina, insomma gestire un normale ménage, cose che lì non esistono.  Vai in giro e fai quello che ti diverte, occupandoti solo della salute tua e della moto>>

M: <<Ti chiedono mai come fare a partecipare?>>

C: <<Molti appassionati sognano di partecipare alla Dakar e la prima cosa che dico loro è che costa, perché occorre un investimento importante. Serve inoltre esperienza, quindi aver disputato alcune gare precedenti, non puoi improvvisarti, e devi avere una moto performante, c’è l’iscrizione e tutto il resto. Inoltre devi avere il tempo che serve e non sempre il lavoro o altri impegni familiari te lo consentono. Comunque non voglio scoraggiare nessuno: se hai una passione in qualche modo riesci!>>

M: <<A tale proposito vuoi parlarci di quello che fai nella vita?>>

C: <<Ho un negozio di abbigliamento che prima funzionava meglio e mi lasciava poco tempo libero, mentre adesso, forse perché è in atto un cambiamento sociale e il modo di consumare, anche in conseguenza al Covid, non va tanto bene. Ho più tempo libero da dedicare allo sport e vivendo fuori Torino, verso le montagne, vivo in una bella dimensione sana e naturale, per cui mi è facile andare in bicicletta o in moto>>

M. <<Forse i lettori non sanno che hai partecipato alla Dakar da indipendente>>

C: <<Oggi difficilmente riesci ad iscriverti, c’è molta gente che vuole partecipare; quando ho iniziato non era così ambita. Arrivato lì ho detto che non avevo nessuno a cui appoggiarmi, che avrei partecipato per conto mio: hanno accettato. Da allora l’ho sempre fatta nella categoria autonomi, non perché volessi fare il figo, ma perché non potevo fare diversamente. L’assistenza costa molto: avevo già difficoltà a iscrivermi e a pagarmi il viaggio, impensabile aggiungere altre spese>>

M: <<Che cosa ti lascia dal punto di visto umano un’esperienza così intensa?>>

C: <<Quando sono in gara mi sento bene in quella dimensione, vivo un’avventura, mi godo il viaggio. Poi trovo gente da tutto il mondo, trascorriamo tutto il tempo assieme, ci prendiamo cura di noi, nascono davvero delle belle amicizie, incredibile come vengano abbandonate le sovrastrutture individualiste ed egoiste del mondo frenetico della civiltà; quando sei nel deserto ti diverti e soffri assieme, vivi situazioni che ti avvicinano tanto, sia per le necessità dovute alle condizioni estreme, che alla condivisione di una quotidianità particolare. Le amicizie che nascono si mantengono; con i ragazzi che non vedo per tutto l’anno, quando ci ritroviamo alla Dakar, è come se fosse passato pochissimo tempo, siamo di nuovo in sintonia>>

M: <<Immagino tu stia già pensando alla prossima Dakar…>>

C: <<Per forza, ormai sono condizionato; è un bell’appuntamento, mi piacerebbe riuscire a ripeterlo! Adesso la moto ce l’ho, sarà un po’ da mettere a posto, ma spero di poter andare. Col tempo sono riuscito a creare un team di persone che mi aiuta, pertanto le cose sono più semplici rispetto a chi si affaccia per la prima volta. Per me la strada è tracciata, quindi io continuerei! Farò come sempre prevalere l’aspetto ludico sulla fatica e sulla sofferenza; nel momento in cui la mia percezione dovesse cambiare, allora smetterò>>

Cesare mi racconta di altre mille imprese che vorrà affrontare, progetti, gare, per i quali vi suggerisco di seguire i suoi social e la scia di inevitabile entusiasmo che si lascia dietro. Che dire. Cesare, go, go go…!