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L’antica tradizione ceramica di Castellamonte affonda le sue radici nel Neolitico, circa 6000 anni fa, grazie alla presenza sulle colline attorno di un’argilla facilmente estraibile. Quei primi lavori hanno fatto nascere nei millenni una consolidata tradizione artigianale unica al mondo. Ma è l’Ottocento che vede il vero trionfo della classica stufa di Castellamonte, che in questo secolo s’impreziosisce di elaborate decorazioni, si colora di vivaci vetrificazioni del materiale e diventa un vero e proprio oggetto di arredamento, prezioso e unico. Alcune stufe dalle dimensioni considerevoli si trovano anche nella freddissima Russia, a San Pietroburgo, alla corte degli Zar. Dopo decenni di abbandono a causa dei moderni metodi di riscaldamento, la stufa di Castellamonte sta riguadagnando il posto che le spetta nei salotti e nelle case degli Italiani e non solo, inserendosi benissimo nel design moderno.

Possiamo dire quindi che senza le stufe, non ci sarebbe Castellamonte, ed è per questo che nel dopoguerra nasce il contest di cui vi racconto. La mostra internazionale della ceramica è infatti alla 62° edizione; dal 2017 da quando è sindaco Pasquale Mario Mazza, è un concorso internazionale, il cui nome è “Ceramics in love” città di Castellamonte. Nell’edizione 2023 sono arrivate 131 opere da 22 paesi dei 4 continenti; i tre finalisti di quest’anno sono: al primo posto Taiwan, al secondo la Romania e al terzo l’Italia. Esiste anche un premio giovani, patrocinato dalla CNA, la settimana scorsa assegnato a tre ragazzi disabili della cooperativa Abracadabra, perché il contest guarda anche al sociale.

Ogni anno la mostra apre anche un focus sulle produzioni ceramiche estere tradizionali: la scorsa edizione ha ospitato le ceramiche nere rumene di Marginea, quest’anno quelle verdi del Marocco e il prossimo anno saranno quelle cinesi le protagoniste. I punti espositivi dove ammirare le opere sono molteplici: si parte dal Palazzo Botton, riaperto dopo due anni di lavori, il cui restauro lo ha preparato ad ospitare la collezione permanente del Museo della Ceramica, che oltre a queste sede fissa, avrà altri circa 700 punti ceramici, che il Comune ha censito e che saranno a disposizione dei visitatori, in un tour itinerante della città insolito e piacevole. Uno di questi è “L’arco in cielo” del maestro Pomodoro, il monumento alla stufa di Ugo Nespolo, un’opera di Vigliaturo e molte altre. Nella collezione “al chiuso” i visitatori potranno godere di opere di Caruso, Zauli, Baj e molti altri autori di caratura internazionale. A Teatro Martinetti la ceramica prende la forma di 4.000 fischietti, che hanno l’attenzione di un festival a maggio e rappresentano la collezione più grande d’Italia e forse d’Europa.

Nella mostra ci sono anche delle “residenze d’artista” in cui alcuni artisti, in collaborazione con il Liceo di Castellamonte, uno dei pochi d’Italia che insegna l’arte della ceramica, un altro è a Faenza, presentano i propri lavori. Ogni anno viene celebrato un artista locale, quest’anno è stato Angelo Pusterla. Poi ci sono le botteghe artigiane, che producono manufatti tradizionali come la “tufeja”, una pentola anticamente usata per stufare e pezzi unici, accanto a suppellettili e oggetti da cucina. Gironzolando per le botteghe è possibile vedere i ceramisti al tornio o alla vetrinatura o alla decorazione; i visitatori possono così entrare nella filiera produttiva e scoprire questa antichissima tecnica. L’amore della città per la ceramica si ritrova anche nelle insegne dei negozi, che sono proprio di questo materiale, caratteristica che aggiunge fascino al bel borgo barocco.

Come detto prima, Castellamonte, per tradizione, produce le stufe più belle del mondo, che vengono vendute ovunque: il sindaco le definisce “artigianali, artistiche e funzionali”, caratteristiche che le rendono uniche. La loro resa calorica, infatti, consente di scaldare anche grandi spazi, per questo nei castelli e nelle case nobiliari di mezz’Europa si trovano pezzi unici di grande bellezza. Da visitare la Fornace Pagliero, un bell’esempio di archeologia industriale, che ospita mostre a tema. Il contest però coinvolge tutte le attività produttive, culturali e commerciali della cittadina; la serata inaugurale della mostra prevede sempre un concerto di musica classica, seguono poi nei giorni a venire concerti e spettacoli. Quest’anno si sono esibiti il maestro Sparagna, l’ideatore della “notte della taranta” in Salento, il poeta Franco Arminio, che ha incantato il pubblico con i suoi versi, e altri artisti, che hanno intrattenuto i visitatori, rendendo Castellamonte un luogo di cultura, oltre che di artigianato.

Anche l’aspetto enogastronomico è importante per chi viene a vedere Castellamonte in questo periodo, con “Mangiar per vie”, la festa del buon cibo, diremmo il lato popolare di tutto il contest, che tra ristoranti e stand propone i piatti della tradizione ma non solo, è possibile fare pause piacevoli e golose; alla vendita di cibo si associano anche le altre attività commerciali, che propongono le proprie produzioni. Proprio di questo si occupa il Dott. Valter Iozzelli, titolare dell’Ortopedia Athena, da poco aperta in città, attività specializzata nella vendita di supporti medici e ortopedici. Il dottore si occupa di dare voce ai commercianti di Castellamonte, che magari in maniera meno appariscente, ma fondamentale, partecipano e supportano l’iniziativa e creano una rete commerciale che poi assiste la città e i suoi visitatori tutto l’anno. Tutti gli eventi collaterali infatti fanno affluire a Castellamonte migliaia di persone che possono così scoprire le opere e la bellezza del borgo e tornarvi anche solo per una passeggiata o un fine settimana di relax.

Il contest è anche beneficenza, perché la sensibilità degli abitanti e dell’Amministrazione cittadina si manifestano con iniziative volte al sociale. Domenica 10 si svolgerà “Camminarte”, una passeggiata di solidarietà tra le opere esposte in citta, cui partecipano di solito 600 persone circa e i cui proventi vengono devoluti in beneficienza, ogni anno ad una realtà differente del territorio.

La kermesse si chiude domenica sera nella Rotonda Antonelliana, altro punto espositivo di opere di grandi dimensioni, con la cerimonia finale; quest’anno nell’ampio spazio fanno mostra di sé “Gli uomini faro” di Nino Ventura, 9 pezzi in ceramica di circa 2 metri di altezza, accanto ai quali ci sono le opere degli artisti locali come Roberto Perino, Sandra Baruzzi, Guglielmo Marten, Grandinetti, Brenno Pesci e altri.  

La città aspetta i nostri lettori per vivere giorni di arte, buon cibo e shopping di qualità, raccontando il filo rosso che lega la tradizione al futuro.