Siamo in periodo di “gay pride”, con tanti messaggi di augurio che appaiono un po’ ovunque, con grandi manifestazioni di approvazione e solidarietà. Il tutto condito con interviste al generale Vannacci, con la speranza che si tradisca su qualche dichiarazione che possa essere interpretata come omofoba. Un giornalista gli ha anche domandato: “secondo lei, generale, gli omosessuali debbono essere curati?”
A ddl Zan affossato, vorrei dire – se a qualcuno interessa – cosa ne penso, nell’ottica di chi si considera liberale, o meglio liberalista.
Comincio male. Non mi sento intanto particolarmente orientato ad augurare buon pride ai partecipanti dei carri; trovo infatti tale pittoresca manifestazione poco interessante, se non volgare almeno un po’ sguaiata, per niente utile nell’ottica di una vera “parificazione sessuale”. Perché chiamarla orgoglio gay? Non vedo perché si debba essere diversamente orgogliosi di essere gay piuttosto che eterosessuali. Si dovrebbe essere orgogliosi di essere liberi. Liberi di poter amare chi si vuole, liberi di non essere discriminati, liberi di essere uguali tra gli uguali. Il “pride” invece differenzia, ed è proprio la differenzazione il nemico principale dell’inclusione. Non mi pare che oggi si avverta un particolare sentimento omofobo nella società. Anzi. Dalle serie tv che propongono sempre più spesso (a volte anche un po’ forzatamente) storie omosessuali, alle pubblicità, etc. Oramai credo che l’omofobia sia radicata solo più nella mente di qualche cretino. Quindi che senso ha questa manifestazione? Al posto di qualche fessacchiotto imbellettato, in reggiseno e piume di struzzo, che balla su un carro, magari ricordare in modo serio chi, essendo discriminato e perseguitato come omosessuale, ha invece contribuito a rendere libero non solo il nostro paese, ma l’Europa intera.
Alan Turing, chi era costui? Credo che pochi tra gli organizzatori e partecipanti del pride lo conoscano, spero lo conosca la Schlein (ballerina di talento sui carri), anche solo per la sua appartenenza politica. Purtroppo, è un nome poco conosciuto anche tra gli eterosessuali. E credo che una più sobria manifestazione in suo onore sarebbe pìù opportuna che una parata di Drag Queen.
Alan Turing è la persona alla quale dobbiamo, con buona probabilità, il fatto di essere uomini liberi, non obbligati a fare il saluto nazista ogni volta che si sarebbe potuto incontrare una SS per le nostre strade. E’ il matematico che ha decifrato per due volte il codice crittografico della “macchina Enigma” tedesca, la macchina che permetteva di trasmettere inviolabilmente e segretamente gli ordini e le strategie belliche tra le truppe naziste. La macchina che una volta segretamente decifrata, ha permesso di far pendere la bilancia della guerra dalla parte degli alleati.
Ecco, Alan Turing era un omosessuale, che come ringraziamento per aver contribuito a salvare il mondo dalla barbarie nazista, dopo la guerra è stato internato come gay per essere curato da tale “malattia” con iniezioni di ormoni, al fine di poter evitare il carcere, in quanto in Gran Bretagna l’omosessualità era considerata reato. Morì suicida a 47 anni.
Credo che, anziché sfilate in costume di nessuna utilità e dubbio gusto, se non quello demagogico di “salire sul carro” per ottenere consensi elettorali, nel mio piccolo, suggerirei la proiezione – come materia di studio relativa alla Seconda guerra mondiale – del film “The imitation game” che racconta per l’appunto come l’omosessuale Turing abbia decifrato tale macchina. E come è stato ringraziato dalla libera società di allora. Magari anche con la proiezione di uno dei tanti film ove si tratta dei “triangoli rosa” nei campi di sterminio nazisti. Proiezioni magari molto più riflessivamente istruttive che non musica a tutto volume, piume, rossetti, esibizionismo, e magari tanta ignoranza. Per carità, non allarmatevi! Non è mia intenzione tacciare di ignoranza il mondo gay! L’ignoranza in Italia è bipartisan, egualmente distribuita indipendentemente dagli orientamenti sessuali.
Leonardo Papa