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È scrittrice, sceneggiatrice, columnist, commentatrice, reporter. E tanto altro. Stiamo parlando di Valeria di Napoli, in arte Pulsatilla, che ha appena pubblicato il suo quinto libro e cambiato la quarta città in cui vivere. Dopo Foggia, città natale, Milano e Roma, sarà Pisa la sua nuova residenza. “Il campo è aperto”, invece, è il titolo del romanzo, che il prossimo 6 febbraio sarà presentato a Milano, alla Scatola Lilla (via privata della Braida, 5).

Edito da Baldini+Castoldi,  “Il campo è aperto” evoca già nel titolo la pluralità di declinazioni esistenziali, l’infinita variazione dei punti di vista, le opportunità intraviste quando ci si lascia andare psicologicamente. Il campo è, dunque, aperto come terapia, soprattutto  quando si segue il flusso degli eventi. L’autrice usa sapintemente una tecnica narrativa, il flusso di coscienza (che traduce l’espressione inglese stream of consciousness), per rappresentare il libero processo del pensiero così come si presenta alla mente prima di essere organizzato logicamente nella scrittura. Ne vien fuori un intenso romanzo terapeutico, un grande esercizio di introspezione in grado di esplorare la mente della narratrice e dei personaggi.

«Ho provato diverse terapie: attaccamentista, lacaniana, junghiana, freudiana, il comportamentismo, il counseling, il coaching, il theta healing. L’escitalopram, l’olanzapina, il litio, lo zolpidem. L’omeopatia, i fiori di Bach, la floriterapia australiana, la medicina antroposofica, la cristalloterapia. Le cerimonie sciamaniche»: è un brano che la dice lunga sulla ricerca anche pratica di terapie capaci di approcciarsi adegutamente ai problemi che ostacolano l’esistenza.

E ancora: «Lo sciamano mi riceve una volta al mese in cardigan e pantofole, […] agita la soluzione e me la consegna in una boccetta. “Perché la pulsatilla?” “Perché sei cattiva”». Valeria di Napoli a.k.a. Pulsatilla rimarca anche qui il significato dello pseudonimo che ha scelto, come aveva già scritto nel blog omonimo che la rese nota: «La pulsatilla è una pianta. Mi è stata prescritta una volta. Quando ho chiesto al mio terapista perché, lui mi ha risposto “Perché sei cattiva”. Questo è un blog cattivo per combattere la cattiveria, come da precetto omeopatico. E pulsatilla è una parola che mi somiglia molto. Piccola, saltellante».

Chiediamo direttamente alla scrittrice di raccontarci del suo ultimo libro («un romanzo dalla forza quieta ma erosiva», è scritto in quarta di copertina), indicando cosa l’ha ispirata, gli intenti, le motivazioni, le aspettative, le sensazioni…

È possibile che un campo aperto… non lasci scampo?

Il monaco buddista Tich Nath Han diceva: «Bevi il tuo tè». Non ho mai avuto modo di chiedergli cosa significasse, ma ho sempre immaginato che intendesse darci un invito a entrare nella vita così com’è, a bere la bevanda che il destino ci mette davanti, senza protestare troppo, ben concentrati. «Il campo è aperto» è pressoché il contrario. Significa avere davanti un tè ma intuire che c’è un calice di vino in arrivo. Per vivere bene – e con un senso di libertà – serve avere entrambe le capacità ben sviluppate. Quella di stare qui e al contempo quella di stare non-qui.

Ottieni il primo riconoscimento nel 2001, arrivando in finale al prestigioso Campiello Giovani con un racconto breve. La svolta arriva nel 2005, quando Castelvecchi editore scova il tuo blog e ti propone di farne un libro, pubblicato l’anno successivo col titolo La Ballata delle Prugne Secche. Due anni dopo per Bompiani esce il romanzo Giulietta Squeenz seguito, nel periodo natalizio, da «Quest’anno ti ha detto male. Lettere a Babbo Natale cestinate da lui medesimo e casualmente ritrovate». Assieme al regista Fausto Brizzi, a Marco Martani e a Massimiliano Bruno nel 2010 sei co-sceneggiatrice del film campioni d’incassi Maschi contro femmine; nel 2011 di Femmine contro maschi e, nel 2012, di10 regole per far innamorare di Cristiano Bortone. Attualmente tieni una rubrica fissa sul periodico Tustyle, intitolata il Taccuino di Pulsatilla.

Insomma, hai un’incredibile energia positiva che traspare da tutte le tue attività culturali. Hai una ‘ricetta’ da consigliare?

Tustyle purtroppo non esiste più, adesso tengo una newsletter su Substack sui temi legati al femminismo, al femminile e alle identità di ruolo. Non ho ricette. Ho avuto per anni una posta del cuore in cui dialogavo con le lettrici cercando di interpretare le loro vicende da un altro punto di vista. Provavo a smontare tutte le menate che ci piagano dalla notte dei tempi, quelle tipiche dell’ideologia della coppia: il possesso sul partner, la competizione con le altre, il mito dell’incompletezza, il peso del giudizio, dato e ricevuto. Mi piace dialogare con le persone, fare quadrato. Credo ci siano un sacco di fardelli di cui ci dobbiamo liberare.

«Da tempo il suo percorso è orientato alla ricerca spirituale, alla trasformazione dei conflitti, alla cura delle risorse evolutive e allo studio delle culture di pace» leggiamo nelle note biografiche. E riesci a coinvolgere il lettore con un impatto emotivo davvero molto forte, grazie anche al ricorso di uno stile originale. Da cosa scaturisce tutto ciò?

Permetto a chi sta fuori di vedere ciò che ho dentro, bello o brutto che sia. Ne scrivo in modo asciutto e verticale, senza giri di parole. Sono un mattatoio con le pareti di vetro. O una balera con le pareti di vetro. Dipende dai giorni. Comunque, sono senza tende.

Quale rapporto hai con gli altri autori/autrici? Prediligi un percorso “individuale” oppure gli scambi ti sono utili anche come stimolo per la tua attività personale?

La solitudine è fondamentale, la cerco in grandi quantità. Gli scambi anche, ma non con gli autori – non necessariamente. Anzi. In genere trovo più fecondo confrontarmi con un fisico, con un operaio, con un operatore sociale, con un impiegato, con un ingegnere piuttosto che con uno scrittore. Credo tantissimo nel principio della mescolanza. La scrittura si nutre di vita e la vita è ovunque.

Hai dei punti di riferimento, sia tra i gli autori classici che tra quelli contemporanei?

Leggo quasi solo saggistica. Il mio riferimento è “Donne che corrono coi lupi” di Clarissa Pinkola Estés.

Quali le prossime tappe dei tuoi percorsi editoriali, a cominciare dagli eventi intorno al tuo ultimo romanzo?

Presento “Il Campo è aperto” a Milano il 6 febbraio alle ore 18, alla Scatola Lilla. Poi ci saranno alcune tappe toscane. Poi bevo il mio tè.