“Riforma organica del cognome: dopo otto anni arriverà?”: questo l’interrogativo che ha dato il titolo al convegno svoltosi il 15 novembre scorso a Roma, presso la Sala Igea dell’Istituto Treccani, per parlare della mancata approvazione della legge di riforma del cognome e per approfondire, con esponenti del Governo, parlamentari, esperte/i e rappresentanti di associazioni, le modifiche normative e regolamentari conseguenti alla sentenza della Corte, nonché quelle sul cognome della donna coniugata, da introdurre a tutela dell’identità di tutte e tutti e della parità tra i sessi, sancite nei Principi fondamentali della Costituzione (artt. 2 e 3).
«Sono otto anni che attendiamo che il Parlamento approvi la legge di riforma organica del cognome, seguendo le chiare indicazioni della Corte costituzionale. Esprimiamo un cauto ottimismo», ha esordito Rosanna Oliva de Conciliis, presidente onoraria di Rete per la Parità, l’associazione di promozione sociale – fondata nel 2010 in occasione del cinquantenario della sentenza della Corte costituzionale n. 33/1960, che consentì l’accesso delle donne alle carriere pubbliche fino allora ancora precluse – iscritta al Runts, il Registro unico nazionale del terzo settore, che ha promosso l’incontro. Si tratta della riforma che è stata definita “indifferibile” dalla Corte costituzionale già con la sentenza n. 286 del 2016, e “impellente” con la seconda, la n. 131 del 2022 (seguita dalla n. 135 del 2023). Rosanna Oliva de Conciliis ha poi letto i messaggi della ministra per le Riforme e la semplificazione normativa Maria Elisabetta Alberti Casellati, della senatrice Giulia Bongiorno e del presidente emerito della Corte costituzionale Giuliano Amato e a quest’ultimo ha rivolto un sentito grazie, visto che è stato relatore della prima sentenza e che durante la sua presidenza la Consulta si è pronunciata con la seconda e “fondamentale” sentenza sul doppio cognome, redatta da Emanuela Navarretta.
La nota rilasciata da Rete per la Parità – presieduta da Patrizia De Michelis – riporta la necessità di una legge, accompagnata dalle conseguenti modifiche alle disposizioni regolamentari, a completamento dell’introduzione del doppio cognome per legge e per l’ottavo anno consecutivo l’Associazione ha organizzato un convegno per sensibilizzare e sollecitare l’intervento del Parlamento e del Governo. Un impegno lungo, costante e sostenuto da esperte ed esperti, alcuni dei quali recentemente sono stati auditi dalla Commissione Giustizia del Senato, presieduta da Giulia Bongiorno, che dallo scorso gennaio sta esaminando in sede redigente i quattro Disegni di legge sull’attribuzione del cognome. Relatrice la vicepresidente del Senato senatrice Anna Rossomando, che non è pututa esser presente a causa di un grave problema familiare sopravvenuto.
Tra i contributi, intercalati dalla lettura da parte di Teresa Polimei di articoli della Costituzione e brani delle sentenze della Corte, significativo quello di Manuela Magalhães, madre protagonista della storica sentenza del 2016, e le relazioni delle costituzionaliste Carla Bassu e Silvia Illari. «Ravvisiamo un’apertura sul tema da parte della presidente Bongiorno e confidiamo di andare avanti in tempi rapidi», ha dichiarato la senatrice Simona Malpezzi, prima firmataria del Disegno di legge del PD; mentre la senatrice Alessandra Maiorino, prima firmataria della proposta dal Movimento 5 Stelle, nel suo intervento ha appoggiato il sorteggio come soluzione quando manca l’accordo dei genitori sull’ordine dei cognomi.
Durante la Tavola rotonda, moderata da Anna Laura Bussa, capo servizio della Redazione Politico Parlamentare dell’Ansa, alla quale ha partecipato anche Anna Doro, fondatrice di #nonsitornaidietro, a dimostrazione dell’interesse al tema da parte di tante associazioni, le avvocate Antonella Anselmo e Susanna Schivo e la notaia Alessandra Mascellaro hanno animato il dibattito confrontandosi sui contenuti della riforma; inoltre la statistica Linda Laura Sabbadini, pioniera europea delle statistiche per gli studi di genere, ha analizzato i dati delle richieste di attribuzione del doppio cognome: a livello regionale: la Lombardia e la Sardegna si distinguono per il maggior numero di richieste, le città più virtuose sono Genova e Milano.
La Rete per la Parità proseguirà, nel segno della continuità dell’impegno iniziato nel 2010, a portare il proprio contributo affinché il Parlamento e il Governo possano aggiungere questo importante tassello al raggiungimento della parità formale e sostanziale sancita nella Costituzione. Anche perché, come affermano le due Presidenti, «il traguardo sembra ora vicino come mai in passato».