Il futuro alimentare del mondo dovrà sottostare alla parola “sostenibilità”, che per quanto sia abusata, rappresenta l’unico modo di sfamare le generazioni future. Si prevede che la popolazione mondiale nel 2033 si aggirerà attorno agli 8,7 miliardi, con le conseguenze alimentari e l’impatto ambientale che possiamo immaginare. Senza voler fare un discorso globale, parlerò dell’Italia e del Piemonte, di come l’inserimento di nuove colture e la conversione degli allevamenti andrà incontro alle cambiate esigenze. È presumibile che il trend futuro sia quello di ritorno ad una produzione locale e addirittura familiare, come indicano i dati sull’aumento degli acquisti di strumenti e materiali per conserve e addirittura per fare il vino. A causa dei costi dei combustibili, le merci lontane saranno meno convenienti e quindi si tornerà alla filiera corta, anzi cortissima, favorendo i prodotti del territorio. Studi recenti hanno analizzato quali cibi saranno le star dei prossimi decenni del secolo e la graduatoria dei top 5 è stata stilata tenendo conto della profittabilità –rapporto costo-produzione, dell’innovazione, delle capacità nutrizionali e della sostenibilità. Dal quinto al primo sono: super frutti, alghe, proteine da batteri ottenute in autoclave, meduse, insetti. Su questi ultimi si è scatenata la bagarre mediatica, seguita dal solito codazzo di titoloni e di fake news, per cui ho deciso di fare chiarezza, da esperta di nutrizione. In primo luogo, la legge italiana proibisce, per ora, l’allevamento di insetti e la lavorazione dei loro derivati, se non per la nutrizione animale, quindi non per quella umana; in secondo luogo la Comunità Europea ha autorizzato la sola vendita e l’uso di farina di larve di grillo domestico –Acheta domesticus– e di Tenebrio molitor, la larva gialla della farina, conosciuta in Piemonte come camola dei panettieri, non la produzione. Tutto quello che viene venduto in Italia e nei paesi UE arriva dal sud-est asiatico, zona del mondo dove gli insetti sono consumati normalmente da millenni. A Scalenghe, provincia di Torino, c’è la Italian Cricket Farm, che per ora produce insetti per la nutrizione animale, ma che appena la legge si adatterà, sarà utile per quella umana. Quel che è certo, è che in un’ottica di risparmio di suolo, acqua e risorse, gli insetti sono il cibo ideale per il futuro. Occupano meno spazio di polli e maiali, non emettono tonnellate di metano come le mucche, insomma sono ecologici e sostenibili, consumando il 60€ in meno di risorse. Vorrei tranquillizzare i lettori che quello che spesso si legge sui social media a loro riguardo, è scorretto, vi spiego perché.
Gli insetti provocano allergie: vero, esattamente come i crostacei: gamberetti, scampi, aragoste e granchi, perché entrambi contengono nel loro guscio la chitina, una proteina allergizzante, che in alcuni soggetti sensibili, può scatenare reazioni di diversa entità, dal prurito al semplice eritema cutaneo, allo shock anafilattico, come la soia o le fragole o le uova.
La farina di insetto viene aggiunta come proteina a nostra insaputa in molti alimenti: falso, per due motivi: uno perché la legge italiana sulla tutela dei consumatori in fatto di cibo è feroce ed obbliga ad indicare in etichetta “qualunque” cosa ci sia in quella preparazione alimentare, non è vero che la scritta “con aggiunta di proteine” possa indicare che queste siano di insetto, solitamente sono del latte o della soia o dei piselli; secondo perché la farina di insetto è ancora troppo cara: 40€ al kg!!! Non credete che solo questo renda anti economico addizionarla ai normali prodotti in vendita nei negozi?
Visibilità ed etichettatura: in tutti i prodotti a base di insetti dovranno essere specificati origine, allergeni e altre informazioni. L’International Platform of Insects as Food and Feed ha diffuso le linee guida per etichettare questi prodotti, in modo da rassicurare e informare il consumatore. Non sarà possibile associare immagini esotiche alle farine di insetti, dovrà essere fornita la lista completa dei nomi di tutti gli ingredienti, i paesi di origine, gli allergeni, citando la percentuale di insetti contenuta nel prodotto – a meno che non sia l’unico ingrediente. Comunque la scelta dell’utilizzo di questi prodotti rimane sempre a carico del consumatore. Nessuno costringerà nessuno a mangiarli, né ci saranno inganni o azioni subdole per inserire la farina di insetti di nascosto nei nostri cibi.
Forse nei prossimi anni verrà consentito allevare anche in Italia e vedere insetti commestibili negli scaffali dei supermercati; di certo ci sarà un avvicinamento delle nuove generazioni a questi alimenti, che sono altamente proteici e non pericolosi, poiché il cibo è solo una questione culturale. Da millenni nel nostro Paese mangiamo lumache, larve nei formaggi, crostacei, cugini di primo grado degli insetti, perché non loro direttamente? Ricordo che il cibo è solo una questione geografica e culturale, l’uomo si è evoluto rispetto ad altri mammiferi perché ha abbandonato una nutrizione selettiva, per praticare l’onnivorismo spinto. Se io oggi posso scrivere queste considerazioni è perché i nostri antenati ominidi sette milioni di anni fa sono scesi dagli alberi e hanno colonizzato ogni nicchia geografica e climatica del mondo; ci sono riusciti mangiando tutto quello che di commestibile hanno trovato, insetti inclusi. Comprendo che noi e i nostri ascendenti siamo cresciuti a filetto di Fassona o di Chainina, questo provochi disgusto, ma le nuove generazioni la vivranno come una normalità e cresceranno sane e nutrite grazie all’alto potere proteico di questi animaletti. L’evoluzione non si ferma e il nostro piatto presto “salterà”!