Torno sulla questione degli insetti impiegati nell’alimentazione umana, perché tiene banco su tutti i Media, tradizionali e Social. Per sgombrare il campo da inutili atteggiamenti antievoluzionistici e anti scientifici, nonché anti storici, premetto che mangiamo già insetti da molto, dalla notte dei tempi, da oltre 10 milioni di anni, quando ancora non ci eravamo affrancati dalla vita quadrumane e abitavamo sugli alberi. Beh, ma di strada ne abbiamo fatta molta da allora, potrete dirmi… ed è vero, ma gli insetti in questo cammino ci sono sempre stati, fornendoci una importante e facilmente reperibile fonte di proteine. Certo che è altrettanto vero che con l’evoluzione della specie, dell’intelligenza, con la scoperta del fuoco, la capacità di trasformare il cibo-natura in cibo-cultura attraverso la cucina, il suo utilizzo ci ha permesso di ampliare enormemente la disponibilità alimentare, al punto di farci diventare vincenti su tutte le altre specie di animali.
Quindi larve, locuste e grilli fanno notizia ma non rappresentano, come appena affermato, una novità per l’essere umano: presto gli insetti commestibili ritorneranno a far parte della nostra alimentazione e forse prima di quanto immaginiamo ci capiterà di trovarli anche nel nostro piatto. Infatti dopo il via libera da parte dell’Ue ai prodotti che contengono farina di Acheta domesticus – il grillo domestico -, la Commissione Europea ha autorizzato l’ingresso nel mercato di un altro insetto, il cosiddetto verme della farina minore, o Alphitobius diaperinus; insomma gli insetti sono adatti alla nutrizione umana.
“Divento vegetariano”! Forse qualcuno di voi sta pensando questo, ma anche se lo faceste, non potreste esimervi dall’ingoiarli ugualmente. Vi spiego il perché.
La questione è semplice: accade spesso, a volte senza saperlo, di mangiare insetti in loro parti o derivati, contenuti in molti alimenti e bevande comunemente presenti sulle nostre tavole.
Siete scandalizzati? Disgustati? Incuriositi?
Proprio così, cari lettori, mangiamo insetti contenuti in moltissimi alimenti, tradizionalmente e non, alcuni dei quali anche molti amati dai consumatori di ogni età. Un esempio? Lo spritz, il drink di aperitivo per antonomasia, che deve il suo tipico colore arancione proprio ad un insetto, anzi a tantissimi insetti, perché si tratta di centinaia di migliaia di esserini essiccati e ridotti in polvere: la cocciniglia.
Quali altri alimenti contengono già insetti?
Dicevamo Spritz e altri liquori rossi, yogurt alla fragola o ai frutti di bosco, succo rosso d’arancia, caramelle gommose, bitter. Tutti questi prodotti infatti hanno in comune “il fatto di essere tutti rossi”, ma come ottengono quel colore? Con l’aggiunta di un particolare colorante naturale ottenuto dall’essiccazione della cocciniglia, anzi, di tante cocciniglie. Sì perché per ottenere un chilo di colorante servono tra gli 80 mila e i 100 mila insettini. Si tratta di un piccolissimo esserino – forse lo avete visto dietro le foglie delle piante – appartenente alla stessa famiglia della coccinella, i Coccinellidi, che sono poi Coleotteri. Per ottenere il colorante rosso, utilizzato da anni nell’industria alimentare e indicato con la sigla E120, si utilizzano le femmine gravide di questa specie, che secernono più liquido colorato dei maschi; si tratta di un fluido molto denso che esse usano come involucro per proteggersi dai predatori. Questi coleotteri vengono allevati in piantagioni di fichi d’india; gli esemplari femminili vengono raccolti con spatole metalliche poco prima della deposizione delle uova e lasciati morire e seccare al sole, dopodiché vengono macinati per ottenere la polvere poi trattata. Da questa, attraverso un particolare procedimento, si ottiene una sostanza rossa, chiamato acido carminico. L’estratto di cocciniglia è stato usato come colorante da secoli, sia per i vestiti, sia per i cosmetici che per cibi e bevande. Per esempio, il liquore alchèrmes (dall’arabo القرمز, al-qirmiz, che significa cocciniglia e che indica il color cremisi, termine che deriva dalla stessa parola) è un liquore italiano usato per dolci e preparazioni di vario genere, soprattutto per le creme di pasticceria: come dimenticare la sublime “zuppa inglese”? Tra i suoi ingredienti, oltre ad alcol, zucchero, acqua, cannella, chiodi di garofano, cardamomo, acqua di rose, ci sono gli insettini sotto forma di polvere.
Vi vedo che siete colti dai conati di vomito e sento i vostri pensieri: “mai più zuppa inglese, solo panna cotta, da oggi in poi!”.
Qui di seguito riporto l’elenco dei prodotti che potrebbero contenere questo antico colorante naturale:
- Caramelle gommose colorate
- Yogurt (quelli alla fragola o ai frutti di bosco, in genere i gusti associati ai colori rosso/rosa)
- Succhi di frutta rossi
- Bevande energetiche al gusto arancia rossa, fragola e simili
- Drink alcolici come lo spritz, i vari bitter usati per gli aperitivi e i vermuth
- Molti prodotti di pasticceria
- Alcune bevande gassate
- Addizionato in hamburger e salumi
Ma ci sono ancora altri insetti che ingoiamo senza saperlo, quindi non sarà sufficiente non mangiare più i prodotti che contengono cocciniglia, rinunciando anche agli aperitivi alla moda. Uno studio del Centro per lo Sviluppo Sostenibile (CSS) e dell’Università IULM di Milano ha rilevato quanto gli Italiani siano disinformati su questo argomento. Come ha spiegato la dottoressa Rosantonietta Scramaglia, docente Università IULM e membro Comitato Scientifico CSS, “ogni anno in media il consumo inconsapevole di insetti si aggira sui 500 gr”. Il punto è che gli insetti sono considerati “contaminanti alimentari comuni” e per la legge italiana sono tollerati nell’industria alimentare, entro certe soglie: “i livelli massimi di difetti naturali o inevitabili negli alimenti per uso umano che non presentano rischi per la salute”. Per capire quanto sia normale che qualche frammento di insetto finisca negli alimenti, pensate che la legge ha stabilito per farina e sfarinati – dove è più facile che finiscano impurità – un limite di tolleranza di 50 frammenti di insetto e un pelo di roditore in 50g. Sì, un pelo di roditore, avete letto bene!
“Ad esempio, un bicchiere di aranciata può contenere fino a cinque moscerini e una barretta di cioccolato fino a otto parti di insetti; nell’insalata, nelle marmellate, nei succhi di frutta, nelle passate di pomodoro e nelle farine sono in genere presenti parti di insetti”, ha spiegato la dottoressa Scramaglia. Facciamocene una ragione, perché si tratta di un effetto ineliminabile.
Ora voglio dare il colpo di grazia ai lettori e alle lettrici che stanno arricciando il naso e pensando: “io quella roba non la tocco più” … Purtroppo, cari amici, dovete sapere che anche il colore rosso di rossetti, fard, blush e tessuti contiene l’E120 (attente care amiche, pare che una donna ingerisca l’equivalente di due rossetti all’anno). Questo colorante era già usato dai Romani e dagli Orientali per tingere la seta; sappiamo tutti che la porpora senatoria era appannaggio delle classi di alto censo, proprio per il costo. Il colore rosso era il simbolo del potere e della regalità e lo è rimasto sino ai tempi moderni.
Insomma, pare che l’ingestione di insetti sia impossibile da evitare, dovremo farcene una ragione…